C’è un’arte che si fa per vendere.
E una che si fa per vivere.
Ognuna delle due vive un tempo – e a volte solo quello – in cui è considerata niente.
E una che si fa per vivere.
Ognuna delle due vive un tempo – e a volte solo quello – in cui è considerata niente.
Questo progetto è per lo più un concentrato di spontaneità.
Un insieme di cose che mostrano uno spaccato di delicatezza loro malgrado.
tracce private – scultura spontanea #11998-2018, pietra calcarea, filo rosso, misure variabili (5×3×2 cm)Certe vicende personali non interessano a nessuno.
Non so bene quando questo sasso sia diventato, insieme agli altri, un personale mucchietto della memoria.
Certo è che di ognuno ricordo bene il momento del ritrovamento e la breve storia che gli ho attribuito a fronte dei millenni che si portano dentro e che io non conoscerò mai.
Il filo? Ha la pretesa di dover passare una sola volta in ogni solco.
È un gioco (ma è molto serio).
moto ricorsivo – scultura spontanea #2
2015-2018, schiuma poliuretanica e sale, misure variabili (20×9×10 cm)
Qualunque dettaglio dell’oggetto si osservi, esso sembra ripetere proporzionalmente sempre gli stessi caratteri globali.
stasi apparente – scultura spontanea #3
2018, clessidra e filo, misure variabili (10×4×4 cm)Fissità dello sguardo, variabilità del pensiero.